Sorrento tra mito e leggenda: storie incantate dalla Terra delle Sirene

Sorrento non è solo un angolo di paradiso affacciato sul mare, sospeso tra scogliere dorate e
limoneti profumati. È anche una terra intrisa di misteri, miti e racconti senza tempo che affondano
le radici nella notte dei secoli. Basta ascoltare il vento che accarezza Punta Campanella o
passeggiare al crepuscolo nella Valle dei Mulini per avvertire la presenza di un mondo nascosto,
dove realtà e leggenda si intrecciano in un abbraccio eterno.

La Sirena Partenope e l’incanto di Li Galli
Tutto ha inizio con le Sirene, affascinanti creature del mito greco, metà donna e metà pesce, che
secondo la leggenda abitavano le acque attorno agli isolotti Li Galli, proprio di fronte alla costa
sorrentino-amalfitana. Le loro voci melodiose seducevano i marinai, trascinandoli verso il
naufragio. Solo Ulisse, grazie alla sua astuzia e all’aiuto della dea Atena, riuscì a sfuggire
all’incantesimo: ordinò ai suoi compagni di tapparsi le orecchie con la cera e si fece legare
all’albero della nave, pur di ascoltare il canto senza perdersi.
Tra quelle sirene, la più nota è Partenope, figura tanto mitologica quanto simbolica, che alcuni
identificano come fondatrice spirituale di diverse città costiere. Il suo nome riecheggia ancora tra le
onde, portando con sé il mistero di un amore eterno per questa terra.

La Grotta delle Sirene: il confine tra sogno e realtà
Secondo la tradizione popolare, esiste una grotta nascosta lungo la costa dove, nelle notti di luna
piena, le Sirene tornano a cantare. I loro canti parlano di amori perduti e desideri mai realizzati, e
chi ha il coraggio di avventurarsi fin laggiù può assistere a visioni incantate. Ma c’è un
avvertimento: chi ascolta troppo a lungo, rischia di non voler più tornare alla vita reale.

La Valle dei Mulini e i frutti d’oro
Tra le pieghe più misteriose della città si trova la Valle dei Mulini, un luogo tanto reale quanto
avvolto nel mito. Si racconta di un contadino, Gennaro, che una notte seguì il richiamo della valle
sotto la luce argentea della luna. Lì incontrò un essere incappucciato che gli donò un sacchetto di
semi. Quando li piantò, nel suo campo crebbero alberi dai frutti d’oro. Da allora, la valle è
considerata un luogo incantato, dove la natura si fonde con la magia.
Sant’Antonino: il santo che parlava al mare
Patrono di Sorrento e protettore della sua gente, Sant’Antonino Abate è protagonista di
innumerevoli miracoli. Uno dei più sentiti riguarda il salvataggio di un bambino scomparso tra le
onde durante una tempesta. Fu grazie all’intervento miracoloso del santo, apparso in sogno ai
genitori, che il piccolo fu ritrovato il giorno dopo, sano e salvo, su una spiaggia poco lontano.
Ma la leggenda forse più suggestiva è quella della campana sommersa. Durante una delle
invasioni saracene, i pirati portarono via anche la campana della chiesa di Sant’Antonino. Ma
quando tentarono di salpare, la nave che la trasportava rimase bloccata, immobile sul mare. Solo
gettando la campana nelle acque profonde riuscirono a ripartire. Da allora, ogni 14 febbraio, si dice
che il suono di quella campana si possa ancora udire dal fondo del mare.

La Zanna del Mostro Marino
Sempre legato alla figura di Sant’Antonino è un altro episodio leggendario: il salvataggio di alcuni
bambini minacciati da una creatura mostruosa venuta dal mare. Il santo intervenne, affrontò la
bestia e la sconfisse. Nella Basilica di Sant’Antonino, ancora oggi, è custodita una gigantesca zanna
che si dice appartenga proprio a quel mostro.
La Regina Giovanna e i suoi amori proibiti
Tra mito e pettegolezzo storico, anche la figura della Regina Giovanna II aleggia sulle coste di
Sorrento. Secondo le dicerie popolari, la sovrana amava fare il bagno nuda nella sua villa sul mare,
oggi conosciuta come “I Bagni della Regina Giovanna”. Si racconta che intrattenesse decine di
amanti e che le sue avventure amorose abbiano ispirato simboli e carte popolari, come il famigerato
“bastone” delle carte napoletane.

La Porta Tradita e la Sciagura di Marina Grande
Infine, una delle pagine più drammatiche tra le leggende sorrentine riguarda l’invasione saracena
del XVI secolo. A tradire la città fu un gesto di fiducia: Onofrio Correale, nobile del luogo, affidò le
chiavi della porta di Marina Grande al suo servitore convertito, Ferdinando. Quella notte, però, il
richiamo della patria del giovane prevalse, e aprì la porta ai suoi connazionali ottomani. Sorrento fu
devastata. Da quella notte, la città non fu più la stessa, ma ne nacquero racconti che si tramandano
ancora con rispetto e commozione.

Un patrimonio orale che vive ancora
Le leggende di Sorrento non sono solo racconti da ascoltare attorno al fuoco: sono parte viva
dell’identità di un popolo, sono memoria collettiva e spirito del luogo. Chi visita Sorrento con
occhi attenti e cuore aperto, può ancora percepirne l’eco tra i vicoli del centro storico, sotto i portici,
o tra le onde che lambiscono le rocce.

Perché Sorrento non si visita soltanto: si ascolta, si sogna, si vive.

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